LA CATTEDRALE
La Cattedrale è edificata sul punto più alto del Borgo Vecchio, nel luogo dell'insediamento urbano più antico, come testimoniano alcuni reperti archeologici risalenti all'età del bronzo. La prima costruzione sorge, verosimilmente su rovine di un antico edificio pagano di cui però non ci sono tracce. Ci sono, invece, tracce evidenti, quali il giro delle tre absidi e il mosaico pavimentale, di un edificio religioso preesistente a quello attuale e già Cattedrale, dedicata a S. Maria. Durante il sec. XII, due terremoti compromisero gravemente la Chiesa "mosaicata" e si decise quindi la costruzione di un nuovo tempio. I lavori dell'attuale costruzione, attribuita ad Alfano da Termoli, iniziarono verso la fine del secolo, finanziati da ricchi commercianti di Ravello. La Cattedrale è suddivisa in tre navate da pilastri cruciformi e presenta una copertura a capriate nella navata centrale e volte a crociera in quelle laterali. Nel corso dei secoli la Cattedrale subì calamità naturali e saccheggi che la devastarono notevolmente. A metà del XVIII secolo l'interno subì una trasformazione barocca da cui venne liberata negli anni trenta, quando vennero alla luce i mosaici pavimentali e i resti delle absidi dell'edificio religioso preesistente. Con i recenti interventi di restauro sono venute alla luce altre parti del mosaico pavimentale e un'ampia area cimiteriale sotto i locali della sagrestia, risalente al IX secolo negli strati più antichi. Il 31 dicembre 1761 nella cripta della Cattedrale furono rinvenute le ossa di S. Basso, patrono di Termoli; mentre, nel maggio del 1945 vi furono rinvenute quelle di S. Timoteo, discepolo di S. Paolo.
Il Borgo Antico
Il nucleo antico della città di Termoli sorge sulla sommità di un promontorio che si protende quasi a picco sul mare Adriatico. Il borgo Antico si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratterizzata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evidenza Vico Il Castello, uno dei più stretti d'Europa. Il ritrovamento di alcune necropoli nelle località Porticone e Difesa Grande testimonia la presenza umana nella zona sin dal VI secolo a.C. Per sfuggire all'invasione dei Goti, nel 412 d.C. alcuni abitanti dell'entroterra termolese si rifugiarono sul vicino promontorio. Tale località prese l'appellativo di Tornola, in ricordo del nucleo originale che si chiamava Cliterniola. Alcuni vicoli e piazze del Borgo Vecchio hanno conservato questo nome fino ai giorni nostri. Successivamente, nel 568 d.C. i Longobardi fondarono il Ducato di Benevento e proclamarono Termoli capoluogo di Contea, essendo un centro strategico per la difesa costiera. Proprio per questo, la città fu munita di mura, di un torrione e di otto torrette merlate. Risalgono al periodo Svevo la ricostruzione e l'ampliamento della cerchia muraria e del castello e l'istituzione di un importante mercato settimanale, da tenersi il lunedì entro le mura. Tutto questo fu stabilito dall'imperatore Federico II. Il nucleo abitato di Termoli è rimasto racchiuso entro le antiche mura fino al 1847, quando re Ferdinando II di Borbone diede l'autorizzazione a costruire anche all'esterno; fece, inoltre, tracciare due strade tra loro ortogonali, Corso Nazionale, in direzione Nord-Sud, e Corso Umberto, segnando l'inizio della storia moderna di Termoli.
Il Castello Svevo
Il Castello Svevo di Termoli rappresenta l'edificio difensivo più rappresentativo dell'intera costa molisana, costruito intorno al XIII secolo per assicurare al borgo una sicura difesa sia dal mare che dalla terraferma. Durante la dominazione longobarda, gli abitanti dei piccoli feudi esistenti sul territorio, essendo sempre più numerose le aggressioni che arrivavano dal mare, si rifugiarono sul piccolo promontorio e costruirono un recinto fortificato. Il terremoto del 1456 causò al castello di Termoli notevoli danni, tali che Ferdinando I d'Aragona ne dovette prevedere la ricostruzione. La costruzione subì allora diverse modifiche, adattandosi alle nuove tecniche di costruzione ed esigenze da guerra. Il Castello era difeso da una robusta cinta muraria nella quale erano inserite le Torri cilindriche; di queste perfettamente conservata è quella che anticipa l'arcata di ingresso al borgo. Altre torrette, che completavano la linea difensiva verso il mare che dalla Puglia si prolungava attraverso il Molise verso l' Abruzzo, sono visibili lungo la costa. Da segnalare la Torretta Meridiana in località Rio Vivo: nel punto in cui sorge, l'intersecazione del 15° meridiano est con il 42° parallelo, regola il tempo medio ufficiale dell'Italia e dell'Europa centrale.
I Trabucchi
Il trabucco è un’antica macchina da pesca, diventato simbolo della cultura marinara termolese. Attualmente ce ne sono tre: uno al porto e due alla Marina di S.Antonio, quest’ultimi sono quelli più efficienti ed i più frequentati, forse per la loro vicinanza al centro storico, collocati infatti ai piedi del castello. grande2.jpg Il primo trabucco di Termoli venne costruito intorno al 1850 da Felice Marinucci che aveva visto questo tipo di costruzione in Abruzzo, dove spesso si recava per motivi di lavoro. Attratto da queste strane strutture, le ripropose nella nostra zona con l’aiuto di un suo amico chiamato Verì, che, proveniente dalla Francia, era esperto da generazioni in questo tipo di costruzione. In quel periodo, la famiglia di Verì, non fu l'unica a trasferirsi dalla Francia, altri ebrei infatti si spostarono, riproponendo delle costruzioni già sperimentate in Francia, consistenti in agili passerelle di legno sull’acqua che permettevano di pescare pur non disponendo di una barca, quindi i Trabucchi. La realtà dei Trabucchi è pertanto una tradizione importata, ma diventata, comunque, caratterizzante del territorio termolese facendo da ponte con il promontorio del Gargano, altra zona ricca di queste costruzioni. Un’ ipotesi storica riconduce la nascita dei trabucchi in Italia, al dopo terremoto – maremoto del 30 luglio 1627, anche se il loro uso risaliva già ai tempi dei Fenici. Oggi i trabucchi rimangono parte integrante del paesaggio termolese, rappresentano una lunga tradizione, ciò di cui molti pescatori si sono serviti per la loro sopravvivenza diventando così anche un motivo di orgoglio, un luogo d’intrattenimento e di curiosità per chiunque abbia voglia di visitarlo.